giovedì 25 aprile 2013

Rosso (mogano intenso)

Mi sono tinta i capelli di rosso.
In verità, lo faccio già da qualche anno, ma ultimamente la "primavera" di capelli argentei sbocciata sul mio cranio 27enne si è fatta altresì ingovernabile e, dunque, l'intervento mascherante si è reso necessario più di frequente.
Perché di rosso?
Per motivi estetici, senza dubbio, ché il castano è anonimo, il nero è triste e il biondo... beh, il biondo non fa per me! Il rosso, invece, mi dà carattere.
E per motivi anche un po' simbolici.
Io sono rossa.
Rossa come il sugo della domenica, che ci fai la scarpetta e poi ti rimane agli angoli della bocca.
Rossa come i mobili del mio soggiorno, che danno allegria e rendono la casa più accogliente.
Rossa come il sangue, che non mi ha mai fatto impressione.
Rossa come le ciliegie di maggio, che mangio in modo compulsivo.
Rossa come un rossetto che non ho mai il coraggio di mettere.
Rossa come le bandiere del 25 aprile.

Ecco. Parliamone.
"Sei di sinistra?". Sì. Senza se e senza ma. Da sempre, e con convinzione, con rabbia quasi sempre, ché raramente le ideologie che condivido guidano i movimenti di questa nazione cha abito.
So cosa rappresenta il 25 aprile. Ma da un po' di tempo mi sono ritrovata a pensare: "se succedesse oggi, sarei pronta a giustificare tutta la violenza che c'è stata, anche in funzione di una causa così giusta, così necessaria?". Non lo so, davvero. Mi ripeto che erano altri tempi, che c'era dietro una guerra e una dittatura, due eventi così enormi e tragici che a stento riesco a immaginare il livello di disperazione e di stanchezza che la gente di questo Paese potesse avere raggiunto. 
E poi ancora: non è forse stata meglio quell'azione, quel volersi muovere anche rischiando la vita e sacrificando quella di altri, rispetto al balletto della dialettica politica di oggi, che continua ad attorcigliare le parole pur di non passare ai fatti, rispetto a questo sempre più nauseante principio di diplomazia che rende impossibile qualunque cambiamento e sposta il livello di sopportazione sempre un po' più in là?
Ma anche: noi, che abbiamo l'età che avevano i partigiani sessant'anni fa, noi, che non abbiamo una bandiera sotto la quale riconoscerci tutti e neanche un'identità di classe, noi: ne saremmo capaci realmente
Ancora una volta, non lo so. 
Sono rossa, di cuore, di testa e di rabbia.
E di capelli, of course
Ma rosso vivo... no: non ne ho il coraggio, né la sfrontatezza. 
Con più dubbi e più timidamente, rosso mogano intenso.

10 commenti:

  1. Non lo so. Me lo sono chiesta tante volte anche io (più in relazione al '68 però), se non fosse il caso di riprendere la strada per gridare la protesta e la ribellione, invece di continuare a 'spostare il livello di sopportazione un po'più in là'. Pur essendo intrinsecamente pacifista, forse sarebbe ora di compiere un'azione forte, per scuoterci da questo torpore esistenziale che tutto avvolge e fa ingrigire la vita.

    P.S.: anche io mi sono tinta di rosso l'anno scorso, ma involontariamente avendo preso l'henné sbagliato...alla fine, non era niente male!

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    1. Sì, fondamentalmente penso le stesse cose riguardo al '68. L'ostacolo maggiore, secondo me, è il fatto che la nostra generazione ha in meno, rispetto ai sessantottini come ai partigiani, la forza e forse anche un po' l'illusione di pensare che un'ideologia possa cambiare le cose. Ed anche - e non è poco - il fatto che ognuno di noi combatte la propria guerra personale contro la precarietà, una guerra che difficilmente ti fa vedere l'altro come alleato, e molto più spesso come alieno del tutto e rinchiuso anche lui nei propri problemi e nella propria mancanza di prospettive.
      Per quanto riguarda l'hennè, io ricordo di aver cominciato così, ma poi l'ammoniaca e la chimica pesante hanno vinto a mani basse :D!

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    2. Hai colto nel segno, è l'alienazione il male peggiore del nostro tempo. E di chi, come me, parte ancora dal principio che 'l'altro' sia fondamentalmente buono come te, e non pronto a mettertelo nel c**o appena ti giri.

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    3. Eh sì, la buona fede è parte integrante di quell'ideologia che ci accomuna; e per quanto la consideri una qualità, troppo spesso diventa una debolezza!

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  2. Sono rossa anche io, come te. Di rosso ho il mio blog, i cuscini del divano, il copriletto e l'animo, più di tutto. Non i capelli, non ho mai avuto il coraggio di cambiare il mio castano scuro-nero. E come te non lo so se ad oggi giustificherei tutta quella violenza. So, però, che ci sarebbe tanto, tanto bisogno di sinistra, quella vera, in questo paese.

    Kiss

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    1. Il rosso è un colore forte e combattivo ed è avvilente vedere che non sia più - o quasi - portatore di idee ed azioni altrettanto forti e combattive. Molto, molto avvilente.

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  3. il rosso mi sta male addosso.
    e non sono di sinistra.
    ma ho apprezzato la tua testa.
    capelli inclusi, ma anche oltre.

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    1. Ti ringrazio! Detto da chi non condivide le mie stesse cromie ha ancora più valore!

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  4. Prescindendo dal fatto che adoro i capelli rossi e le ciliegie.
    Tante volte ci penso anch'io, se sarei capace di accettare e giustificare cose accadute in altri tempi. La brutta, bruttissima cosa è che più passano i giorni, più mi rispondo di si, perché lo sconforto, la disperazione e la stanchezza stanno arrivando davvero ai livelli di un periodo di guerra, di dittatura. Non siamo forse in guerra? Per tenerci un posto di lavoro, per trovarlo, per arrivare a fine mese, per scriverci un futuro. E non siamo forse in dittatura? Quella che ci costringe a mettere da parte ogni sogno, aspirazione ed attitudine per pensare a nient'altro che a rimanere a galla? Tristi domande, risposte ancora peggiori...

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    1. Sì, è un pensiero che fa paura... e spesso è alimentato dall'angoscia di non vedere vie d'uscita. Per fortuna o purtroppo, fino a quando si resta a galla, rimane solo un pensiero.

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