lunedì 31 marzo 2014

Malgrado me

Non comincio mai un nuovo post senza avere prima scelto in titolo.
Stavolta invece.

Non scrivo da tanto, da troppo forse, certamente da troppo se il mio fosse uno di quei blog organizzati nei quali puoi star certo di trovare un nuovo articolo ogni tre, massimo quattro giorni. Che poi magari nei mesi scorsi è anche stato così. Ma ora no, almeno, per ora no.

Ieri sera avevo un peso sull'anima.
Uno di quei macigni esistenziali che non sai come spiegarti e che ti tengono in ostaggio dalle sette di sera in avanti.

Sarà la primavera.
Sarà il cambio dell'ora.
Sarà la domenica.

Saranno tutte queste scuse e altre ancora, più futili e più banali.

Ieri sera ho aperto la finestra e ho sentito odore di pesce grigliato.
Il che, in un condominio torinese a fine marzo, è almeno strano.

Con l'odore ancora nel naso ho inghiottito più aria possibile cercando di fare luce sul mio magone.

Che cos'hai?
Niente.
Non lo so.
Insofferenza.
Paura.
Tachicardia.

Ho provato a descriverlo a parole, mentre mi stava a sentire.
Ho detto quel paio di frasi che in testa mi girano da un po' e con vividissima lucidità mi si ripresentano a notte fonda, peggio della peperonata, e non mi fanno dormire.
Quel paio di frasi che, per pudore e per qualcos'altro che forse capirete, non scriverò qui.

E' strano come mi basti poco per alleggerirmi.
Mi basta un dialogo, qualcuno che ascolti, che mi risponda, che mi prenda per mano.
Beh, no, non qualcuno così, a caso.

Non che abbia risolto gran che, ma la serata ha preso a girare diversamente, più fluida, meno grumosa, se per grumo riuscite a visualizzare quel blocco in gola, quel peso sul cuore.

Devo smetterla di pensare che basto a me stessa. Ho bisogno di
parole
presenza
comprensione
aiuto
sostegno

Di sapere che tutto andrà bene, in un modo o nell'altro.
Di sapere che posso prendere direzioni scegliendole, che gli eventi possono piegarsi in base al mio modo di agire.

Ho aperto gli occhi dopo sogni strani con indiani e metropolitane affrescate.
Mi sono alzata che è lunedì e io... beh io ancora un frammento di magone me lo porto dietro.
Cercando, mio malgrado, di addomesticarlo come non so fare.


venerdì 21 marzo 2014

La Nuova

Quando ero bambina amavo le videocassette, ne avevo una collezione sterminata che andava dai classici disney ai film che dava in allegato l'Espresso con qualche mila lire in più sul prezzo di copertina.
Fra le tante raccolte, ce n'era una particolarmente ben fatta dedicata agli spettacoli teatrali dei comici più in vista degli anni novanta: Giobbe Covatta, Gioele Dix, i primissimi Aldo, Giovanni e Giacomo e Antonio Albanese.
Ecco, Antonio Albanese. Il suo spettacolo intitolato 'Uomo' l'avrò visto decine di volte e ogni volta mi scatafasciavo a terra dalle risate. Un mito, un genio. Citavo a memoria pezzi interi dei monologhi dei suoi personaggi, adattissimi a chiosare le più disparate situazioni.

Perché metti - per dire - che torni sfatta a Torino dopo una giornata di lavoro.
Metti - per dire - che riemergi dalla stazione sotterranea di Porta Susa contenta di poter finalmente pedalare agilmente verso casa e stravaccarti sul divano in meno di un quarto d'ora.
Metti - per dire - che vaghi cercando la tua amata dueruote fra gli archi delle rastrelliere con la faccia sempre più inebetita perché non riesci a trovarla.
Metti - per dire - che realizzi che te l'hanno beatamente fregata.

Niente.
Non c'è niente.
Vuoto.
Nulla.
Deserto.

Alex Drastico si impossessa di te.



Maledicendo l'universo mondo conosciuto e sconosciuto, declamando con filologica puntualità tutti i calendari di qualunque sistema cronologico presente, passato e futuro, badando di dare la priorità ai santi tutti, alle feste comandate, agli angeli e agli arcangeli, me ne sono tornata a casa a piedi.

Tristezza e amarezza.

Dopo 4 anni di onorato servizio, l'ho dovuta rimpiazzare in men che non si dica con il primo usato disponibile, ché senza bici ho le gambe tagliatissime.

E così è arrivata in cortile la Nuova.

La Nuova è un catorcio bello e buono. La vernice neanche se la ricorda più, zero portapacchi, zero cestino, zero luci. Quando pedalo fa tipo: tatatractaciunf tatatractaciunf. Però va eh, ruote revisionate e freni ottimi.
Il venditore me l'ha classificata nella specie di 'bici da ferrovia': quelle che le puoi lasciare dove ti pare, che manco i ladri le vogliono. 
Sospetto fortemente che il lucchetto valga di più della bici stessa.
Ma tant'è non voglio dover piangere di nuovo, se dovesse risuccedere di non trovarla più.

E tuttavia almeno un dettaglio, un optional, una briciola di lusso, un po' come il volante in pelle umana dentro a una fiat 126 dell'82, ho voluto regalarglielo, così, per benvenuto.

Sarà pure un rottame, la Nuova, ma che si sappia: ha un campanello fashionissimo!



mercoledì 12 marzo 2014

Mi lascio abbagliare da gif animate e domande che mi vengono sottoposte

Gira da un po' questo loghetto colorato nei blog che bazzico mentre viaggio sui soliti miei treni e la domenica mattina pisolosa... Lo ammetto: ero alquanto invidiosa di chi lo aveva ricevuto e, giulivo, si apprestava a rispondere alla lista di domande le più varie su casa, famiglia, nomi, cose, città, lettera e testamento.

Tutto ciò fino a quando l'ottima Kate, alias Bionic Girl, non mi ha incluso nella selezione dei suoi Liebster Blog!



Oh gaudio!
Oh tripudio!
Oh vanagloria dei sensi!

Mi sento così



Per cui, bando alle ciance, rispondiamo - ormai mi do il plurale maiestatis come il Divino Othelma - alle dieci quaestiones dedicatemi dalla bionica fanciulla!


1. Quale odore ti fa ricordare l'infanzia?
Senza dubbio l'odore del vapore del ferro da stiro. Mi fa ricordare i pomeriggi di quando avevo 5 o 6 anni, passati a casa di mia nonna che stirava guardando Ok il prezzo è giusto e la Ruota della Fortuna

2. Se dovessi descriverti attraverso un quadro, quale opera sceglieresti e perché?
La Maya vestida di Goya. Perché le somiglio un po' e non ho - ma vorrei avere - la sfacciataggine di diventare desnuda.

3. Sole o pioggia?
Normalmente direi pioggia: mi affascina e mi dà un senso di protezione... ma stranamente quest'anno non vedo l'ora che arrivi la primavera per avere più luce.

4. Una persona che ti sprona o ti ha spronato ad essere un essere umano migliore.
Mia Ziaelisa. Si legge tutto attaccato, con il dittongo alla latina. Mi leggeva le favole da bambina, mi ha insegnato a leggere e ad amare la letteratura da adolescente e a cercare il buono in ognuno, come ha fatto lei con tutti i suoi alunni per tutta la vita.

5.Il film che più ti ha inquietato o segnato a vita.
"Lanterne rosse", un film cinese lentissimo e dal contenuto scabroso che ho visto la prima volta a 9 anni: mi ha fulminato, l'ho adorato e rivisto non so quante decine di volte.

6. Hai un incubo ricorrente?
Sì, ritornare alla scuola di danza che ho frequentato fino a 16 anni (ne ho parlato qui)

7. Il posto che ti fa sentire un puntino immerso nell'infinito.
Il mare di casa, nel Golfo di Squillace, e anche piazza San Pietro a Roma

8. Hai delle cicatrici?
Svariate! Ma sottolineo quella sul naso, souvenir imperituro della varicella del 1991, e una fra pollice e indice della mano destra, risultato di una maschera da sub tramutatasi inspiegabilmente in un machete

9. Un oggetto di cui non potresti fare a meno.
Mmmh... direi l'anello di mia madre che porto al medio sinistro da 16 anni

10. Il libro che ha cambiato la tua visione del mondo.
Questa è facile: "Palomar" di Italo Calvino (e chi sennò?)


E ora tocca a me! Vediamo che vi tiro fuori dal cilindro...

1. Qual è l'ora più bella della giornata?
2. La cosa che non manca mai nel carrello della spesa
3. Il costume di carnevale più imbarazzante della tua vita
4. Il posto più brutto che tu abbia mai visto
5. Avrai un oggetto trash, ma davvero davvero trash... ecco, dimmelo!
6. Se potessi cambiare il tuo nome di battesimo lo faresti? E con quale altro nome?
7. Sei fan sfegatato di qualcosa/qualcuno?
8. Quanto manca alle prossime vacanze?
9. Una cosa bella che hai visto oggi
10. Sputeresti cordialmente in faccia a...

Dovrei, a mia volta, indicare una decade di blogz cui riassegnare il premio, ma visto che molti di voi l'hanno già ricevuto, visto che peraltro non saprei scegliere, visto che lo spirito con cui l'ho accettato io è principalmente quello gallinesco di poter fare l'intervistata, e visto - in ultimo -  che lo so che siete tutti dei pennuti pettegoli quanto me, decido e decreto, per l'autorità conferitami da blogger.com, di concedere a chiunque vorrà di rispondere alle mie domande e anche a pormene di nuove, così da intessere una catena sempre più fitta di bottaerisposta completamente priva di qualsivoglia senso che non sia il vicendevole e ciarliero diletto.

Troppe subordinate, sì, davvero troppe.

giovedì 6 marzo 2014

Buona idea, Cattiva idea #7


Buona idea: preparare il pranzo da ufficio curando di tenersi leggeri per non crollare Di sonno sulla tastiera nel primo pomeriggio.

Cattiva idea: tenersi leggeri a pranzo, in ufficio, e crollare di fame sulla tastiera nel primo pomeriggio.

[Buona idea in calcio d'angolo: avventarsi su un trancio di pizza acquistato in stazione alle 17 e 30]