venerdì 14 novembre 2014

Cose belle #5

Nell'arco delle due ore che separano la settimana lavorativa dall'inizio del weekend, succede che: mi consegnano tutti i regali della lista nozze, riesco a disfarmi del vecchio divano che dimorava in corridoio riducendo orrendamente lo spazio vitale, scopro che il compenso non di uno ma di due lavori fatti e finiti mi è stato accreditato sul conto e ho finalmente una mail ufficiale per la posta dell'ufficio. Ah, nel mentre, è venerdì sera.
;)


venerdì 7 novembre 2014

Ho scollinato

Ho scollinato.
E' venerdì sera, è il 7 novembre e io ho scollinato definitivamente.
Sapete quando camminate in salita, quella sensazione di agognare la cima per godersi il panorama e poter poi agevolmente ridiscendere, un piede dopo l'altro, caracollando giù per la discesa erbosa? Ecco.

Io sono lì.

Non so bene come ci sia riuscita, ma ho percorso una strada ripidissima, durante le ultime tre settimane, un sentiero puntellato di: responsabilità crescenti, appuntamenti sovrapposti, aspettative altissime caricatemi addosso, ansie da prestazione, impegni affastellati in agenda, scadenze improrogabili, straordinari non considerati. E magoni in gola per la sensazione di non farcela, o peggio, di fare brutta figura, di non essere all'altezza, di sentirsi male anche, di chiedere troppo a mente e corpo e cuore.

Eppure eccomi, ci sono, ce l'ho fatta.

Mi succedeva sistematicamente, appena dopo aver dato un esame all'università, ma qualcosa adesso è cambiato, qualcosa di fondamentale, di definitivo, di scomodo anche, che è: sono stanca.
Stanca di una stanchezza che, spiace ammetterlo, è anagrafica, prima di tutto.
Gna' fo' più come una volta.

Perdo capelli, il mal di testa è troppo frequente e troppo forte, mi addormento nel bel mezzo di una discussione fra amici, tendo a deconcentrarmi troppo facilmente.

E no, non è proprio possibile.
Quindi stop, ho scollinato.
Da oggi, anche basta.
Da oggi, voglio la mia routine autunnale fatta di tempo per lavorare e tempo per riposarsi, tempo per fare sport, tempo per comprare un divano nuovo più comodo, tempo per godersi la casa, tempo per specchiarsi.
Dio, neanche mi specchio più prima di uscire, tanto i minuti sono preziosi.

E poi ecco, un'altra cosa.
Devo impedire che accada di nuovo.
Già l'anno scorso ho scritto di novembre, del fatto che il suo essere penultimo mese lo fa automaticamente corrispondere ad un basso profilo, un cammino sotto traccia che però, per ciò stesso, autorizza a prendere decisioni senza l'ansia del capodanno, a farlo a cuor leggero, diciamo pure spavaldo.
Quindi questo è il mio fioretto per l'anno nuovo, che per me comincia da subito: devo imparare a dire di no.
Facile, dite voi?
No che non lo è. Non lo è se lavorare precariamente vi constringe alla costante, bruciante, maledetta sensazione di pensare sempre 'grazie', che mi stai offrendo un lavoro, 'grazie', per avere scelto me e non un altro, 'grazie', perché lavoro e mi paghi. E come corollario: ogni lasciata è persa. Quindi sì, sempre sì, comunque sì, che fai non lo fai? E se poi perdi questa occasione? E se non ti richiamano? E se e se e se... Basta.
No, grazie. Due parole facili. Ce la posso, ce la devo fare.

No, grazie. No grazie, no, grazie.
Come dice (per altri, più nobili, motivi) Cyrano de Bergerac.

Che poi, alla fine, sono brava.
Alla fine, le soddisfazioni, pure alla spicciolata, ma arrivano.
E allora chi se ne fotte del resto.
Chi se ne fotte di te, lettore maligno, che mi leggi e mi gufi contro per invidia o maldicenza.
Chi se ne fotte delle paturnie di troppo, della modestia, dell'anonimato.

Io no.
Io ho scollinato.
Io sto in cima, per ora, per oggi.

E la vista, di quassù, è bellissima.